venerdì 18 luglio 2014

Una gita insolita: al cimitero

Qualche settimana fa abbiamo incrociato un funerale per le vie del paese e i bimbi non capivano cosa fosse e anzi erano molto divertiti dalla "macchina che parla" = il carro funebre.
Vi lascio immaginare il mio imbarazzo!
Al momento mi sono molto arrabbiata con loro, poi ho pensato che in effetti non hanno ancora mai avuto l'esperienza della morte di una persona cara, per fortuna! E così oggi ho deciso di portarli in visita al cimitero per cercare di fargli capire un po' cosa stava andando a fare tutta quella gente dietro al carro funebre.
Ero un po' preoccupata di come si sarebbero comportati e invece sono stati bravissimi. Le regole erano: si parla sottovoce, si sta tranquilli e non si disturbano le altre persone. Tutte rispettate.
Gli ho fatto vedere le tombe ("tonde" per A.) e gli ho spiegato che lì sotto ci sono le persone morte. W. ha chiesto quando sarebbero guarite, e ho dovuto spiegargli che non sarebbero mai guarite, che non sarebbero più tornate a casa e che nessuno avrebbe potuto più vederle e per questo è triste quando muore qualcuno a cui vogliamo bene. Era molto preoccupato e ha iniziato a dire: "Io voglio stare sempre dove sei tu" e mi si è attaccato alla mano. Allora gli ho detto che  le persone che muoiono diventano angeli e ci sono sempre vicine, anche se non le vediamo, e ci vogliono sempre bene e ci proteggono. Era un po' più tranquillo, ma non molto convinto: "Va be'... ma se ci vediamo è meglio". Sì, decisamente!
Siamo anche passati davanti alla tomba di una bambina, ed è stata pazzesca la loro reazione: "Non è giusto! Mi dispiace! Ora è senza la sua mamma..." Erano piuttosto scossi.
Gli ho raccontato che solitamente muoiono le persone anziane o molto malate. Che i bambini muoiono solo se hanno un grave incidente o una malattia molto brutta che i dottori non riescono a curare.
Usciti dal cimitero, A. ha iniziato a chiedere dei nonni: ho dovuto rassicurarla, dicendole che i nonni non sono così vecchi e stanno bene e quindi probabilmente staranno ancora con noi tanti anni, fino a quando loro bimbi saranno grandi. A.: "Eh, speriamo che aspettano che deventiamo grandi!"
Poi gli ho raccontanto che i miei nonni sono morti e sono al cimitero e che anche la mamma di Giusi e Francesca sono morte e sono al cimitero. A. ha deciso che dobbiamo andare a trovare queste mamme e portare loro un fiore del nostro giardino così saranno più contente!
Mi ha fatto molta tenerezza vedere le loro reazioni di fronte a una cosa così grande, spaventosa e incomprensibile anche per noi adulti.

martedì 15 luglio 2014

Quando la mamma è in vacanza

Con i figli, eh!... Cosa avevate capito?!
Nella fattispecie siamo partite in due, due mamme e quattro bambini che messi tutti insieme non raggiungono i tredici anni e nel dettaglio hanno sei anni e mezzo qusi sette, tre anni e mezzo quasi quattro, due tondi tondi e quindici mesi di ostinazione e mammitudine.
Siamo partite con molte preoccupazioni e qualche riserva, oltre che con le auto stracariche di vestitini, giochi, cibo per ogni gusto ed età, libri, soprattutto "baby" - i miei non ho voluto rinunciare ad infilarli in valigia ma lì sono rimasti - costumi, salvagenti, pannolini, termometri e tachipirina, passeggini, lettini e seggioloni.
Ci è servito tutto, ma proprio tutto!, dalle creme solari ai k-way, e con grande sorpresa le uniche cose inutili sono state le preoccupazioni e le riserve.
Ci siamo stupite di come tutto funzionasse bene e personalmente sono state sorpresa dalla bravura dei bambini, in particolar modo del maggiore, che era quello che mi dava più pensieri, e della piccoletta che si è dimostrata meno mammona del previsto.
Ci sono stati un paio di giorni di rodaggio in cui noi mamme abbiamo osservato le dinamiche e aggiustato il tiro, ma poi tutto si è incastrato a meraviglia.
Certo abbiamo avuto dei momenti di difficoltà: piccoli bisticci tra le bimbe piccole, qualche capriccio, un po' di stanchezza, non solo dei figli, e qualche gelosia, ma fondamentalmente possiamo considerare la vacanza un successo.
Anche una giornata fredda e piovosa che poteva rivelarsi molto dura è stata risolta con una visita di amici - con figlio quattrenne, manco a dirlo! - un pranzetto al ristorante e una visita avventurosa al mare in burrasca.
Io volevo che fosse la vacanza dei bimbi e così è stato. Tutto dedicato a loro, tutto a loro misura: il mare, i giochi in spiaggia, i pasti, le giostre serali, le letture e i giochi pomeridiani.
Ancora una volta ho avuto la conferma che tutto ciò di cui hanno bisogno è attenzione e amore. Date ai vostri figli queste due cose e saranno i bambini più bravi del mondo. E più felici, ovviamente.
E' stata una vacanza in cui tutti, grandi e piccoli, hanno imparato qualcosa: chi a condividere, chi a essere più paziente, chi ad assaggiare cibi nuovi, chi a provare giochi diversi, chi ad ascoltare, chi ad osservare, chi a essere più autonomo, chi ad essere più amorevole, chi ad essere più deciso e chi più dolce.
E' stata un'occasione per tutti per conoscersi meglio e volersi ancora più bene. Ma soprattutto è stata una vacanza divertente per loro, i figli, ma anche per noi mamme.
Quindi, cara amica, se sei d'accordo, direi che è un'esperienza da ripetere; e magari possiamo anche osare di più e migrare verso lidi più limpidi.

mercoledì 25 giugno 2014

Beauty Routine

A: "Mamma, perché hai la faccia verde?"
Io: "E' una crema per rendere la pelle più bella."
A: "A me non sembra più bella però"
Io: "Sarà più bella dopo quando la toglierò"
A: "... Va be'... speriamo!"

.... Speriamo!

lunedì 16 giugno 2014

Una botta all'autostima

Mancano ancora due mesi e mezzo, ma ad A. è già venuta la frenesia da compleanno e vuole organizzare una festa, sui gonfiabili come la sua amica Alice, con il truccabimbi come la sua amica Alice, con gli spettacoli di magia come Peppa Pig...

A.: "Mamma, ma tu li sai fare gli spettacoli di magia?"
Io: "No"
A.: "La mamma di Alice è capace, sai?"
Io: "Davvero? Che brava! E la torta come la vorresti?"
A.: "Mamma, quest'anno voglio una torta come un castello e poi ci mettiamo sopra Rapunzel che butta giù la treccia dalla torre. Va bene?"
Io: "A. è un po' difficile, non penso di riuscire a fare una torta così."
A.: "Ma la mamma di Alice è capace."
Io: "Be' dai vedremo come fare..."
A.: "Mamma e poi possiamo costruire una casa sull'albero del giardino?"
Io: "Sarebbe molto bello, ma il giardino non è nostro e comunque io non sono capace di costruire case, né sugli alberi né altrove. Magari ne possiamo costruire una di cartone."
A. "Ma poi la possimo mettere sull'albero?"
Io: "No, non possiamo."
A.: "Ma la mamma di Alice..."
Io.: "Oh, ma come si chiama la mamma di Alice, Wonder Woman?"
A.: "No, Silvia."
....
A.: "Magari se ti chiamavi Silvia anche tu eri capace di fare tutte queste cose come la mamma di Alice..."

Dovrò prendermela con i miei genitori per avermi dato questo nome da inetta!

martedì 3 giugno 2014

Corsi di aggiornamento per genitori

Sentirmi rimproverare da mio figlio (6 anni e mezzo quasi sette, come direbbe lui) perché "mi hai detto che sai il francese, ma non è che sai proprio tutte le parole", mi ha fatto un certo effetto.
Quando poi, cercando di spiegargli che una lingua ha moltissime parole ed è impossibile saperle tutte (ad esempio "squalo tigre" in francese al momento mi sfuggiva) e che anche dell'italiano che è la mia lingua ci sono alcune parole che non conosco, mi sono sentita rispondere, con un filo di sospetto nella voce e nello sguardo: "Ma allora che cos'è che sai veramente?"
Be' a quel punto sono proprio entrata in crisi!

mercoledì 21 maggio 2014

Adesso

W.: "Mamma, ho sete."
IO: "Sì, un attimo, adesso ti dò l'acqua."
La piccola A. deve essere cambiata, la grande A. cade (tanto per cambiare) e deve essere soccorsa.
W.: "Mamma, ho sete."
IO: "Sì, adesso."
Squilla il telefono... "no, grazie non mi interessa un abbonamento a Prenditi il tuo tempo... no, non ho tempo... perché?... perché se lo prendono tutto i miei figli!"
W: "Mamma, ho sete."
Suona il citofono: il corriere. "Non può portarmelo lei? Sa, sono qui da sola con tre bambini. No, va bene, ora scendo." Mi scapicollo al cancello e torno di corsa in casa, con la più piccola in braccio.
W.: "Mamma, ho sete."
IO: "Adesso.."
W: "Mamma, quand'è adesso?"

GULP!

lunedì 19 maggio 2014

Riti di iniziazione

La sua prima Austen




 Thanks to Grandma.
 
 
E il suo primo prodotto per capelli


 
 
Thanks to Ester.

martedì 8 aprile 2014

Trova la differenza

Quando esce un papà:

"Amore, ti ricordi che stasera non ci sono?"
"Ah... veramente no, non mi ricordo" - e non sono nemmeno così sicura che tu me l'abbia detto- "ma va bene. Quando pensi di tornare?"
"Non lo so. Ti chiamo. Ciao!"
"Ciao!"
Figurati se chiama!

Quando esce una mamma:

Deve avvisare almeno due settimane prima, fare un promemoria al consorte a giorni alterni - che diventano ore alterne il giorno precedente il fatidico evento - preparare psicologicamente i figli, lasciare la cena pronta, il pigiama sul letto di ogni bambino, tutto quello che può servire a portata di mano e un recapito per le emergenze.
"Io vado."
"E se non vuole mangiare questo? Cosa posso dargli?"
"Del prosciutto, del formaggio, la frutta, lo yogurt... vedi tu..."
"Ma devo cambiare ancora il pannolino?"
"Se c'è bisogno..."
"E gli zaini per la scuola..."
"Sono pronti. Devo andare, farò tardi."
"Va bene. A che ora torni?"
"Non so..."
"Più o meno?"
"Verso le nove/nove e mezza."
"Va be', dopo ti chiamo."
"Perché?"
"Così mi dici quando stai tornando."
"... Ora vado però."
"Mamma, ma quando torni?"
Eh, no, non ricominciamo! "Torno presto. Voi mangiate e leggete la storia con papà stasera. Ciao!"
Uscirà in ritardo, probabilmente in disordine e sentendo almeno uno dei figli - o il marito - lagnarsi.

Comunque, stasera la mamma esce. Dopo un anno abbondante.



giovedì 3 aprile 2014

Come nascono i bambini?

Conversazione tra bimbe al parco

I: "Ma come si fa ad avere un bimbo piccolo?"
A: "Eh, cresce nella pancia della mamma."
I: "Ah. Anche tu eri nella pancia della mamma?"
A: "Sì, poi però sono uscita."
I: "Anch'io. Ti piaceva quando eri nella pancia della mamma?"
A: "Sì"
I: "Anche a me."
A: "Bene, ora andiamo sullo scivolo."

Se la sono sbrigata così tra loro in tutta naturalezza due bimbe, una di tre, l'altra (la mia) di tre anni e mezzo.
Per questa volta sono scampata dalla domanda che più mette in crisi i genitori.

venerdì 28 marzo 2014

Quando i figli si svegliano zen

"W. ma mi devo arrabbiare per forza?!?"
E lui, serafico come un monaco buddista:
"No, nessuno ti obbliga."
GRRRR

Risposta degna di sua sorella che, per non essere da meno, poco più tardi....

"A. perché dobbiamo sempre correre?!?"
"E infatti, camminiamo un po' dai!"
Ore 8.29. Ora di ingresso a scuola 8.30.

Per fortuna la terza non parla ancora.

mercoledì 26 marzo 2014

Un anno!

Ieri abbiamo festeggiato il primo compleanno della nostra piccolina, senza fanfare, così semplicemente tra noi, con una crostata fatta in casa (e anche un poì bruciacchiata) e una candelina spenta alle 17.30 perché poi la sera lei crolla. Le zie si sono fatte sentire, alcuni amici sono passati a trovarci altri hanno chiamato per gli auguri,... altri no...

Questo il messaggio con cui un anno fa annunciavo al mondo la nascita della mia ultimogenita:

"A.A. è nata con gli occhi aperti e il dito in bocca! per noi giornata più impegnative, notti più movimentate e una vita ancora più ricca di gioia e amore".

Allora, appena uscita dalla sala parto e con il fagottino caldo caldo tra le braccia, non sapevo ancora cosa mi aspettava, ma, ripensandoci ora, è stata quasi una profezia, solo che la realtà ha superato l'immaginazione!

Questo è invece l'augurio che le ho dedicato ieri, dal cuore, senza falsi lirismi:

questo è stato di gran lunga l'anno più faticoso della mia vita. un anno fatto di notti brevissime e travagliate, di lacrime di sfinimento (mie), di urla di rabbia (tue), di litigate nervose (con tuo papà), è stato un anno di sorprese e scoperte, alcune belle, altre un po' meno, un anno in cui ho imparato tanto e amato tantissimo. più ci penso e più mi convinco che solo l'amore ci ha fatto arrivare fino a qui, l'amore nonostante tutto.
vorrei dire che rifarei tutto e che la vita con tre figli è meravigliosa, ma al momento sarebbe una bugia... magari l'anno prossimo ce la farò.
posso dire che ti amo alla follia e che ogni sorriso al risveglio mi ripaga della nottataccia, ogni risata di gioia mi fa dimenticare un pezzettino di fatica. 

mi sembra di averti da sempre, ed è così da quando sei nata.
con te ho scoperto l'amore totalizzante. sei la mia piccola sanguisuga e ti amo così come sei. 

Buon primo compleanno piccola mia!

giovedì 20 marzo 2014

Evoluzione

Arriva la primavera e passeggiando per andare a scuola A. nota tanti uccellini e inizia a chiedere: "Come si chiama quell'uccello?" "E' un merlo". "E quello?" "Un passerotto" "E quello?" "Una colomba" "E quello?" "Una cornacchia" " E quello?" "Un pettirosso".
"Mamma, ci sono tanti tipi diversi di uccellini".
"Sì, tantissime specie diverse".
"Anche di dinosauri ci sono tanti speci diversi".
"Sì, anche di dinosauri ci sono tante specie diverse, ma ora non esistono più i dinosauri".
"Lo so. Esistevano tanti e tanti e tanti e tanti anni fa, quando io ero piccolissima e W. era piccolissimo e..."
"No, A. Quando esistevano i dinosauri le persone non esistevano ancora".
"E dov'erano? Tutte in cielo?" indicando il cielo con il suo dito paffutello.
"Sì"
"E ci stavano?"
"... forse un po' strette..."

venerdì 28 febbraio 2014

Ospiti indesiderati: ancora virus

Aprire le finestre non è bastato; forse devo pensare a far disinfestare la casa. I virus hanno deciso di entrare a far parte della nostra famiglia e questa volta hanno prediletto la specie femminile: tutte le donne di casa KO, mamma compresa. E qui sono iniziati i guai seri e l'intera gestione famigliare è andata in tilt.
Per fortuna delle amiche gentili e comprensive si sono occupate di portare, ritirare da scuola e intrattenere per un pomeriggio i due maggiori. A me è rimasta la piccoletta convalescente, il che vuol dire non più tanto abbattutta da richiedere solo di stare in braccio alla mamma a dormicchiare e fare una ciucciatina di tanto in tanto, ma nemmeno così in forma da poter giocare tranquilla per lunghi periodi.
Lei, considerati i suoi 11 mesi e la sua natura bizzarra, e spesso imbizzarrita, è stata anche brava.
Si è accontentata di arrampicarsi su una mamma languente sul suo tappeto-giochi, si è fatta andare bene una storia letta con voce da oltretomba, ed è stata ben felice di una nanna pomerdiana nel lettone con la mamma. Per me il momento più bello della giornata! Ora spero solo che i suoi anticorpi e l'antibiotico che sta prendendo la proteggano da ulteriori contagi.
Dicevo, quindi, è stata brava ma comunque per me è stata una giornata devastante. Stare dietro a una bimba che inzia ad arrampicarsi ovunque, che chiede attenzioni, svuota cassetti, si incastra sotto le sedie, che deve essere lavata, deve mangiare, deve misurare la temperatura e prendere le medicine - una lotta!- quando tu ti ritrovi con il corpo di una ultracentenaria e la febbre oscillante tra i 38 e i 38.5 non è affatto semplice. Ancora una volta lei mi ha stupito perché è stata insolitamente tranquilla, visti i suoi standard, sembrava che avesse capito la situazione. E poi che dolcezza quando mi buttava le braccia al collo e mi dava una specie di bacio con abbondante bava, quasi a volermi consolare dei miei mali.
Oggi va decisamente meglio: rimane qualche linea di febbre e un mal di gola tremendo, ma mi reggo sulle mie gambe, almeno. Loro, i miei figli, se ne sono accorti e quindi il mio diritto alla pietà è subito venuto meno, SIGH!
Colloquio con A. - 3 anni - stamattina:
- Mamma, sei guarita ora?
- Sto meglio, ma mi fa ancora tanto male la gola.
- Ma puoi parlare.
- Sì
- E puoi anche sgridarmi?
- Eh sì...
- Non troppo forte, però!
Mi munirò di megafono.

martedì 4 febbraio 2014

Virus vs. Mamma

Nonostante la pioggia battente, ho aperto le finestre per far dissolvere le nubi di areosol che impregnano la mia casa e vedere se con il freddo riusciamo ad eliminare un po' di birus, come ha imparato a chiamarli A.
Per tre settimane, a turno o in contemporanea, tutti e tre i bambini sono stati ammalati, per un paio di giorni anche noi genitori ci siamo uniti alla malattia generale, giusto per condividere gioie e dolori. Tre settimane sono lunghissime a passare quando hai dei figli malati e difficilissime da gestire quando uno inizia a stare bene e importuna gli altri e poi si riprende e lo devi portare a scuola, ma non sai come fare con gli altri che hanno ancora la febbre. Un casino totale, per farla breve. Ma, lo dico sottovoce, siamo guariti, tutti.
La tachipirina è scorsa a fiumi, l'antibiotico è stato somministtrato in dosi calibrate, abbiamo visto la pediatra a giorni aleterni e abbiamo anche fatto un paio di gite fuori porta al pronto soccorso. Dietro di noi rimangano: un divano sfoderato casua vomiti ripetuti della piccolina, pavimenti che implorano di essere lavati, una montagna di vestiti che tra un po' si metteranno da soli in lavatrice, qualche etto perso- non da me purtroppo-, qualche colpo di tosse qua e là, nasi che colano a intermittenza e un debito di sonno che in confronto il debito pubblico è una barzelletta.
Il guaio è che loro si riprendono in un lampo, io invece... sarà anche perché per fare dornire la scricciola, la mamma si è trasformata in cuscino, materasso, divano, sdraietta, altalena, amaca... Barbamamma è solo una dilettante, credetemi!
Quello che vorrei portare con me di questa esperienza - devastante - è il ricordo delle sue manine, anche dei piedini, veramente, che mi cercano nel sonno agitato della febbre, il suo sguardo spaventato e implorante aiuto quando il suo corpo minuscolo era sconquassato dalla tosse, il suo sorriso di riconoscenza ogni volta che accorevo da lei e la testina appoggiata sulla spalla mentre le braccine mi si stringevano intorno al collo, e anche la tenacia con cui questa piccoletta si è attacata al seno come ad un'ancora di salvezza, e che in effetti la sua salvezza è stata dato che è stata la sua unica fonte di alimentazione per dieci giorni.
E poi il ricordo dei libri letti tutti insieme sotto le coperte, i pomeriggi passati a pitturare acquarelli e impastare didò, tra un termometro e una tachipirina, i miliardi di caffé presi in compagni delle sue bambole e i discorsi sconclusionati e appasionati del mio grandone.
Caspita, sembra quasi mi sia piaciuto! Ma no, eh, non fraintendetemi lassù! Ho imparato!!! Non ho bisogno di ripetere l'esperienza. Grazie.

giovedì 16 gennaio 2014

La mia malata immaginaria

Martedì ore 14 squilla il telefono: scuola di A. "La bimba ha tossito molto e sembra molto infastidita, volete venire a prenderla?" ... Veramente no, non che non voglio venire a prenderla, non ora che si è appena appisolata la piccola, ma non posso dirlo e passare per madre snaturata. La piccola ovviamente quando ho cercato di vestirla per uscire si è svegliata; mi scapicollo a scuola di A. e la trovo sorridente che mi corre incontro con un disegno in mano. Ma, non era molto infastidita e mogia??? Ho pure chiamato la pediatra che ha detto di portargliela subito, ora che figura faccio? Passerò per mamma paranoica.
Visita dalla pediatra: non ha niente, solo catarro. "Se vuole le faccia un po' di areosol. Anche alla piccola non farebbe male".
Torniamo a casa e A. è la bambina di sempre. Si immusonisce un po' verso sera, ma penso che sia solo stanca.
Mercoledì mattina la sveglio e chiedo: "A. come stai?" 
"Bene"
"Allora possiamo andare a scuola?"
"Ma CAUGH-CAUGH-CAUGH, vedi, mamma, CAUGH-CAUGH-CAUGH ho ancora la tosse CAUGH-CAUGH-CAUGH"
"Proviamo la febbre, se non ce l'hai si va a scuola."
"Quanta febbre ho?"
"Zero. Andiamo a scuola."
Per la strada è un lamento continuo: mi fa male la testa, mi fa male il collo, mi fa male la pancia, mi fanno male le gambe...
"Se ti fa male tutto ti porto all'ospedale!"
"Ma i piedi non mi fanno male!"
Arriviamo a scuola: lei sempre più imbronciata e lagnosa, io sempre più spazientita.
Ore 13.30: DRINDRINDRIN: scuola. "La bimba ha tossito molto, è mogia - come ieri? - ha la febbre".
"Arriviamo".
Questa volta ci mando mio marito, io intanto chiamo la pediatra che, santa donna!, la vede subito.
Sono tornati a casa con areosol tre volte al giorno per cinque giorni e antibiotico due volte al giorno per sette giorni. Ma non aveva detto che non era niente?!? E ovviamente niente scuola per almeno un paio di giorni.
Stamattina alle 7.30 lei saltava come un grillo, la febbre era scomparsa e la tosse notevolemente diminuita. 
"A. come stai?"
"Bene. Ma CAUGH-CAUGH-CAUGH  la dottoressa ha detto che non devo andare a scuola CAUGH-CAUGH-CAUGH."
Ora non ditemi che una dose di antibiotico può fare il miracolo. Io sospetto una malattia psicosomatica e una spiccata tendenza al melodramma. Caspita, ha anche convinto la pediatra a darle l'antibiotico!
Non so se farle un discorsetto sulla sincerità o se avviarla alla carriera di teatrante.

lunedì 13 gennaio 2014

Magic moments

Venerdì pomeriggio ci è stato regalato un piccolo momento di magia che ha fatto concludere con gioia una settimana lavorativa e scolastica piuttosto pesante.
Prima di andare a prendere W. a scuola sono passata con A. in biblioteca per ritiare alcuni libri che avevo prenotato per loro: Vai a fare il bagno! di Taro Gomi, Non è una scatola di Antoinette Portis e Dalla testa ai piedi di Eric Carle.
Dato che tra l'uscita di una e quella dell'altro abbiamo sempre una mezz'oretta da impegnare, se non incontriamo qualche amica di A., ci tocca aspettare davanti alla scuola e le bimbe si annoiano e iniziano a lamentarsi, rognare, piangere, fare richieste assurde o fare le matte; non solo le mie, eh?, vedo che è una condizione di tutti i bimbi che aspettano con impazienza l'uscita dei fratelli maggiori da scuola. I genitori o i nonni ne aproffitanno per scambiare quattro chiacchiere tra di loro, e ne hanno il sacrosanto diritto, per carità!, ma i piccoli si rompono, e rompono ai grandi, di conseguenza.
Così ho deciso di provare a fare "uno sperimento", come direbbero i miei figli: ho letto loro una storia.
Nel giro di due pagine intorno al passeggino di A. si erano radunate già due o tre bimbette e man mano che i bambini uscivano il gruppo si allargava, includendo bimbi di tutte le età, "persino un dieci anni", come ha detto W.
Esperimento riuscito! E da ripetere.
I libri che avevo con me erano particolarmente adatti ad una lettura ad alta voce, in particolare quello di Eric Carle che servendosi dei movimenti degli animali invita i bambini ad imitarli coinvolgendoli in un gioco: la giraffa piega il collo, "tu lo sai fare?", la scimmia agita le braccia, "tu lo sai fare?" e così via, dalla testa ai piedi, appunto. Molto divertente!
Il mio preferito, però, è quello che ho scelto pensando a W. e che, infatti, gli è piaciuto molto: Non è una scatola. Vi dico solo che è dedicato "a tutti i bambini seduti in una scatola di cartone".
Ci lamentiamo spesso di quanto siano esigenti i bambini di oggi, ma forse quello che chiedono è solo un po' di attenzione e di magia.
Un libro può aiutarci!
http://www.youtube.com/watch?v=9ND3oghPL5M

domenica 5 gennaio 2014

Ma la pappa no!

Neanche la notte veramente, ma questo è un altro discorso e non ho la voglia né la forza di affrontarlo ora.
Qui con la pappa abbiamo iniziato alla grande! Andava talmente bene che io e il papà eravamo stupiti. Non ci avrei scommesso un soldo bucato visto il feroce attacamento della piccoletta alla tetta, e invece, mangiava e di gusto. Senza mai rinunciare alla sua poppata dopo, però. Insomma, non abbiamo eliminato poppate, ma solo aggiunto pasti. Sarà durata così un mese circa, poi c'è stata una battuta d'arresto, graduale ma inesorabile, fino ad arrivare al rifiuto. Ogni volta che pensavo di parlarne con la pediatra lei riprendeva a mangiare. Abbiamo aggiunto parmigiano, tolto o messo verdure, alternato mais e tapioca e crema di riso a cereali integrali e semolino, provato omogenizzati e cibi freschi, tentato svariate combinazioni, ma l'esito positivo o meno sembrava solo legato al caso, o all'appetito del momento, e non a scelte gastronomiche mirate. Ci siamo stancati e stufati e abbiamo deciso di semplificare. 
Via le cremine, sono rimaste pastina e riso, stiamo smaltendo gli omogenizzati in dispensa per passare definitivamente a cibi freschi. Così va un po' meglio, ma... 
Giusto per avere un supporto scientifico, ho letto il libro di Lucio Piermarini Io mi svezzo da solo!.
Come al solito non amo gli estremismi e così ho deciso di adottare un sistema misto: prepariamo la pappa della piccola un quarto d'ora prima di mettere in tavola per il resto della famiglia, lei mangia quanto ne vuole, poi resta a tavola con noi e continua i suoi assaggi, con pochissime eccezioni, le permettiamo tutto.
Siamo tutti più sereni e lei mangia, forse non di più, ma più volentieri sicuramente.
L'altra novità è che vuole mangiare da sola, con risultati che vi lascio immaginare! Ma mica si possono tarpare le ali a questi piccoletti, no?!? E allora dopo ogni pasto via a lavare seggiolino, pavimento, svariati piatti e posate e, ovviamente, la creatura!