Nonostante la pioggia battente, ho aperto le finestre per far dissolvere le nubi di areosol che impregnano la mia casa e vedere se con il freddo riusciamo ad eliminare un po' di birus, come ha imparato a chiamarli A.
Per tre settimane, a turno o in contemporanea, tutti e tre i bambini sono stati ammalati, per un paio di giorni anche noi genitori ci siamo uniti alla malattia generale, giusto per condividere gioie e dolori. Tre settimane sono lunghissime a passare quando hai dei figli malati e difficilissime da gestire quando uno inizia a stare bene e importuna gli altri e poi si riprende e lo devi portare a scuola, ma non sai come fare con gli altri che hanno ancora la febbre. Un casino totale, per farla breve. Ma, lo dico sottovoce, siamo guariti, tutti.
La tachipirina è scorsa a fiumi, l'antibiotico è stato somministtrato in dosi calibrate, abbiamo visto la pediatra a giorni aleterni e abbiamo anche fatto un paio di gite fuori porta al pronto soccorso. Dietro di noi rimangano: un divano sfoderato casua vomiti ripetuti della piccolina, pavimenti che implorano di essere lavati, una montagna di vestiti che tra un po' si metteranno da soli in lavatrice, qualche etto perso- non da me purtroppo-, qualche colpo di tosse qua e là, nasi che colano a intermittenza e un debito di sonno che in confronto il debito pubblico è una barzelletta.
Il guaio è che loro si riprendono in un lampo, io invece... sarà anche perché per fare dornire la scricciola, la mamma si è trasformata in cuscino, materasso, divano, sdraietta, altalena, amaca... Barbamamma è solo una dilettante, credetemi!
Quello che vorrei portare con me di questa esperienza - devastante - è il ricordo delle sue manine, anche dei piedini, veramente, che mi cercano nel sonno agitato della febbre, il suo sguardo spaventato e implorante aiuto quando il suo corpo minuscolo era sconquassato dalla tosse, il suo sorriso di riconoscenza ogni volta che accorevo da lei e la testina appoggiata sulla spalla mentre le braccine mi si stringevano intorno al collo, e anche la tenacia con cui questa piccoletta si è attacata al seno come ad un'ancora di salvezza, e che in effetti la sua salvezza è stata dato che è stata la sua unica fonte di alimentazione per dieci giorni.
E poi il ricordo dei libri letti tutti insieme sotto le coperte, i pomeriggi passati a pitturare acquarelli e impastare didò, tra un termometro e una tachipirina, i miliardi di caffé presi in compagni delle sue bambole e i discorsi sconclusionati e appasionati del mio grandone.
Caspita, sembra quasi mi sia piaciuto! Ma no, eh, non fraintendetemi lassù! Ho imparato!!! Non ho bisogno di ripetere l'esperienza. Grazie.
Per me sei un fenomeno!!!!!!
RispondiEliminaun fenomeno da circo, direi!!!!
Eliminagrazie, sei un tesoro.
e anche 3 settimane di malanni si trasformano in una bella esperienza :)
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