giovedì 16 gennaio 2014

La mia malata immaginaria

Martedì ore 14 squilla il telefono: scuola di A. "La bimba ha tossito molto e sembra molto infastidita, volete venire a prenderla?" ... Veramente no, non che non voglio venire a prenderla, non ora che si è appena appisolata la piccola, ma non posso dirlo e passare per madre snaturata. La piccola ovviamente quando ho cercato di vestirla per uscire si è svegliata; mi scapicollo a scuola di A. e la trovo sorridente che mi corre incontro con un disegno in mano. Ma, non era molto infastidita e mogia??? Ho pure chiamato la pediatra che ha detto di portargliela subito, ora che figura faccio? Passerò per mamma paranoica.
Visita dalla pediatra: non ha niente, solo catarro. "Se vuole le faccia un po' di areosol. Anche alla piccola non farebbe male".
Torniamo a casa e A. è la bambina di sempre. Si immusonisce un po' verso sera, ma penso che sia solo stanca.
Mercoledì mattina la sveglio e chiedo: "A. come stai?" 
"Bene"
"Allora possiamo andare a scuola?"
"Ma CAUGH-CAUGH-CAUGH, vedi, mamma, CAUGH-CAUGH-CAUGH ho ancora la tosse CAUGH-CAUGH-CAUGH"
"Proviamo la febbre, se non ce l'hai si va a scuola."
"Quanta febbre ho?"
"Zero. Andiamo a scuola."
Per la strada è un lamento continuo: mi fa male la testa, mi fa male il collo, mi fa male la pancia, mi fanno male le gambe...
"Se ti fa male tutto ti porto all'ospedale!"
"Ma i piedi non mi fanno male!"
Arriviamo a scuola: lei sempre più imbronciata e lagnosa, io sempre più spazientita.
Ore 13.30: DRINDRINDRIN: scuola. "La bimba ha tossito molto, è mogia - come ieri? - ha la febbre".
"Arriviamo".
Questa volta ci mando mio marito, io intanto chiamo la pediatra che, santa donna!, la vede subito.
Sono tornati a casa con areosol tre volte al giorno per cinque giorni e antibiotico due volte al giorno per sette giorni. Ma non aveva detto che non era niente?!? E ovviamente niente scuola per almeno un paio di giorni.
Stamattina alle 7.30 lei saltava come un grillo, la febbre era scomparsa e la tosse notevolemente diminuita. 
"A. come stai?"
"Bene. Ma CAUGH-CAUGH-CAUGH  la dottoressa ha detto che non devo andare a scuola CAUGH-CAUGH-CAUGH."
Ora non ditemi che una dose di antibiotico può fare il miracolo. Io sospetto una malattia psicosomatica e una spiccata tendenza al melodramma. Caspita, ha anche convinto la pediatra a darle l'antibiotico!
Non so se farle un discorsetto sulla sincerità o se avviarla alla carriera di teatrante.

lunedì 13 gennaio 2014

Magic moments

Venerdì pomeriggio ci è stato regalato un piccolo momento di magia che ha fatto concludere con gioia una settimana lavorativa e scolastica piuttosto pesante.
Prima di andare a prendere W. a scuola sono passata con A. in biblioteca per ritiare alcuni libri che avevo prenotato per loro: Vai a fare il bagno! di Taro Gomi, Non è una scatola di Antoinette Portis e Dalla testa ai piedi di Eric Carle.
Dato che tra l'uscita di una e quella dell'altro abbiamo sempre una mezz'oretta da impegnare, se non incontriamo qualche amica di A., ci tocca aspettare davanti alla scuola e le bimbe si annoiano e iniziano a lamentarsi, rognare, piangere, fare richieste assurde o fare le matte; non solo le mie, eh?, vedo che è una condizione di tutti i bimbi che aspettano con impazienza l'uscita dei fratelli maggiori da scuola. I genitori o i nonni ne aproffitanno per scambiare quattro chiacchiere tra di loro, e ne hanno il sacrosanto diritto, per carità!, ma i piccoli si rompono, e rompono ai grandi, di conseguenza.
Così ho deciso di provare a fare "uno sperimento", come direbbero i miei figli: ho letto loro una storia.
Nel giro di due pagine intorno al passeggino di A. si erano radunate già due o tre bimbette e man mano che i bambini uscivano il gruppo si allargava, includendo bimbi di tutte le età, "persino un dieci anni", come ha detto W.
Esperimento riuscito! E da ripetere.
I libri che avevo con me erano particolarmente adatti ad una lettura ad alta voce, in particolare quello di Eric Carle che servendosi dei movimenti degli animali invita i bambini ad imitarli coinvolgendoli in un gioco: la giraffa piega il collo, "tu lo sai fare?", la scimmia agita le braccia, "tu lo sai fare?" e così via, dalla testa ai piedi, appunto. Molto divertente!
Il mio preferito, però, è quello che ho scelto pensando a W. e che, infatti, gli è piaciuto molto: Non è una scatola. Vi dico solo che è dedicato "a tutti i bambini seduti in una scatola di cartone".
Ci lamentiamo spesso di quanto siano esigenti i bambini di oggi, ma forse quello che chiedono è solo un po' di attenzione e di magia.
Un libro può aiutarci!
http://www.youtube.com/watch?v=9ND3oghPL5M

domenica 5 gennaio 2014

Ma la pappa no!

Neanche la notte veramente, ma questo è un altro discorso e non ho la voglia né la forza di affrontarlo ora.
Qui con la pappa abbiamo iniziato alla grande! Andava talmente bene che io e il papà eravamo stupiti. Non ci avrei scommesso un soldo bucato visto il feroce attacamento della piccoletta alla tetta, e invece, mangiava e di gusto. Senza mai rinunciare alla sua poppata dopo, però. Insomma, non abbiamo eliminato poppate, ma solo aggiunto pasti. Sarà durata così un mese circa, poi c'è stata una battuta d'arresto, graduale ma inesorabile, fino ad arrivare al rifiuto. Ogni volta che pensavo di parlarne con la pediatra lei riprendeva a mangiare. Abbiamo aggiunto parmigiano, tolto o messo verdure, alternato mais e tapioca e crema di riso a cereali integrali e semolino, provato omogenizzati e cibi freschi, tentato svariate combinazioni, ma l'esito positivo o meno sembrava solo legato al caso, o all'appetito del momento, e non a scelte gastronomiche mirate. Ci siamo stancati e stufati e abbiamo deciso di semplificare. 
Via le cremine, sono rimaste pastina e riso, stiamo smaltendo gli omogenizzati in dispensa per passare definitivamente a cibi freschi. Così va un po' meglio, ma... 
Giusto per avere un supporto scientifico, ho letto il libro di Lucio Piermarini Io mi svezzo da solo!.
Come al solito non amo gli estremismi e così ho deciso di adottare un sistema misto: prepariamo la pappa della piccola un quarto d'ora prima di mettere in tavola per il resto della famiglia, lei mangia quanto ne vuole, poi resta a tavola con noi e continua i suoi assaggi, con pochissime eccezioni, le permettiamo tutto.
Siamo tutti più sereni e lei mangia, forse non di più, ma più volentieri sicuramente.
L'altra novità è che vuole mangiare da sola, con risultati che vi lascio immaginare! Ma mica si possono tarpare le ali a questi piccoletti, no?!? E allora dopo ogni pasto via a lavare seggiolino, pavimento, svariati piatti e posate e, ovviamente, la creatura!